È ormai innegabile la violazione
commessa dal MIUR ai danni dei c.d Co.co.co
della scuola che da
moltissimi anni prestano – in condizioni di insopportabile precariato -
la propria attività lavorativa nelle scuole italiane.
I
"Co.co.co della scuola" rappresentano una categoria di precari ormai
storica.
Le loro
"vicissitudini lavorative", infatti, sono cominciate nel lontano 1989 quando - secondo la normativa allora
vigente e a seguito della approvazione di graduatorie pubbliche da parte degli
Uffici Provinciali del Lavoro - furono inizialmente impegnati in progetti di utilità collettiva
negli Enti Pubblici ed in
seguito, nel 1996, avviati
ai lavori socialmente utili
(LSU) presso le segreterie
delle istituzioni scolastiche.
Nel 2001 è intervenuto il MIUR che con il decreto n. 66/2001 ha trasformato il loro rapporto di
lavoro da LSU in Co.co.co.
Detti lavoratori, quindi, dal 1° luglio 2001 prestano la propria
attività nelle segreterie scolastiche con contratto di Co.co.co, ovvero
di collaborazione coordinata e continuativa.
In realtà, il
decreto n. 66/2001 avrebbe dovuto rappresentare l’inizio di un percorso di stabilizzazione per questi lavoratori, i quali –
invece - a tutt’oggi continuano a vivere in una condizione di estenuante
precariato.
Si tratta di un numero cospicuo di lavoratori che subisce da ormai 17 anni l’illegittima
precarizzazione della propria condizione lavorativa. Condizione
lavorativa che viene rinnovata con illegittime
proroghe e con contratti che
prevedono 30 ore di lavoro settimanale senza alcun genere
di retribuzione in caso di malattia, permessi di
nessun tipo, né – tantomeno – diritto a ferie, tredicesima
mensilità e quant’altro previsto per il medesimo personale assunto,
però, a tempo pieno.
Più che
giustificata, dunque, la protesta di centinaia di precari della scuola che
altro non chiedono se non il rispetto della legge.
Al riguardo, forse
non tutti sanno che il contratto di lavoro a tempo determinato nasce dalla volontà del
legislatore di sopperire ad esigenze produttive ed organizzative temporanee e
costituisce un’eccezione alla regola (che è quella – per l’appunto –
dell’assunzione con contratto di lavoro
a tempo indeterminato).
Per questo
motivo, la stipula di contratti a termine deve essere soggetta
a dei limiti. Limiti che, con riferimento a questa categoria di lavoratori,
sono stati enormemente violati.
Non v’è chi
non veda, infatti, come dopo anni
e anni di precariato essi siano diventati di fatto una risorsa strutturata del MIUR,
che più volte ha promesso di occuparsi della loro condizione. E invece il loro
rapporto di lavoro è rimasto precario, proseguendo con illegittime ed
innumerevoli proroghe, col medesimo trattamento economico iniziale,
determinando una grave e insostenibile situazione lavorativa, caratterizzata da
una evidente discriminazione.
Al pari di
tutti gli altri lavoratori subordinati condannati per anni ad
un’illegittima situazione di precariato, anche i c.d. Co.co.co della
scuola hanno diritto alla tutela dei propri diritti ed alla regolarizzazione della propria
posizione lavorativa che di
fatto si traduce in una prestazione subordinata illegittima.
Detta
situazione di illegittimità, fortunatamente, comincia ad essere rilevata anche
dai Tribunali italiani.
In
particolare, il Tribunale di Termini Imerese ha sancito che i
Co.co.co. della scuola che da anni vengono impiegati per lo più nelle
segreterie con mansioni di tipo amministrativo hanno diritto ad un risarcimento
di otto mensilità.
Anche il
Tribunale di Marsala ha condannato il Ministero della Pubblica
Istruzione a corrispondere alla lavoratrice che aveva
fatto causa le differenze retributive maturate negli ultimi
5 anni di lavoro.
Magistrali, al
riguardo, le parole espresse dal Giudice, a detta del quale «attribuire
al lavoro prestato da un precario una qualificazione di minor rilievo o differente
qualità rispetto al lavoro svolto da un altro diverso prestatore sarebbe quanto
meno lesivo della dignità della sua opera e del suo apporto personale ed in
contrasto con l’art. 1 della Costituzione».
Non si
dimentichi, infatti, che la nostra Costituzione esordisce così: «L’Italia è
una Repubblica democratica fondata sul lavoro».
È importante,
quindi, far valere i propri diritti.
Studio Legale Samperisi&Zarrelli
Produzione riservata
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