Il
MIUR ha assunto per molti anni personale precario per lo svolgimento di
mansioni identiche a quelle di colleghi assunti a tempo indeterminato, assoggettandolo
alla reiterazione di plurimi contratti a tempo determinato per un limite spesso
superiore alle 36 mensilità. Ciò, a dispetto di quanto statuito dalla normativa
europea che prevede la stabilizzazione del dipendente ove il contratto a tempo
determinato superi il suddetto termine.
Invero, forse
non tutti sanno che il contratto di lavoro a tempo
determinato nasce dalla volontà del legislatore di sopperire ad
esigenze produttive ed organizzative temporanee e costituisce un’eccezione alla
regola (che è quella – per l’appunto – dell’assunzione con contratto di lavoro a tempo
indeterminato). Per questo motivo, la stipula di contratti a termine deve
essere soggetta a dei limiti, superati i quali si determina un abuso che, in
quanto tale, deve essere sanzionato.
Detta situazione di illegittimità non è sfuggita alla
Corte di Cassazione che (pronunciandosi anche a Sezioni Unite) ha stabilito che
il pubblico dipendente cui sia stato rinnovato per oltre 36 mesi il contratto a
tempo determinato ha diritto al risarcimento del danno. Infatti, una ulteriore conseguenza, data dalla illegittima
reiterazione dei contratti, è il danno che si concretizza in capo a ciascun dipendente,
danno che deriva dalla circostanza che in questi casi il dipendente,
vincolato dalle continue proroghe, resta "prigioniero" del suo stesso contratto a termine, finendo con l’essere "condannato" a
vivere una situazione di eterna precarietà, alla quale non sarebbe assoggettato
laddove, ad esempio, alla normale conclusione del rapporto di lavoro potrebbe
cercare impiego altrove.
Per la tutela dei diritti del dipendente precario è
necessario proporre un apposito ricorso presso il Giudice del Lavoro
territorialmente competente.
PERCHE’ ADERIRE AL RICORSO?
Il ricorso mira ad ottenere ristoro per i danni
subiti a causa della reiterata ed illegittima apposizione del termine contrattuale, unitamente al riconoscimento
delle differenze retributive e contributive maturate, nonché alla ricostruzione
della carriera e dell’anzianità di servizio.
Il ricorso è individuale (non collettivo), di modo
che la situazione di ognuno sia presa nella dovuta considerazione. Per ciascun
ricorrente lo studio, attraverso la collaborazione di un consulente del lavoro,
provvede alla redazione di conteggi personalizzati circa l’ammontare del
credito maturato dal lavoratore.
COSTI
Il ricorso individuale ha
costi variabili da 600,00 ad 800,00 euro.
Gli interessati possono
scrivere a info@samperisizarrelli-legal.eu e
riceveranno tutte le istruzioni dettagliate di adesione.
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