Non sono affatto sconosciuti alla cronaca i casi di persone che dopo aver consumato un pasto al ristorante, necessitino dell'intervento medico per via di un'intossicazione alimentare.
In occasione di banchetti nuziali è capitato persino che andasse in tilt anche l'intero pronto soccorso della zona.
In casi come questi, che coinvolgono un massiccio numero di persone è evidente che la responsabilità dell'accaduto deve essere ascritta al cibo consumato e dunque al ristoratore che lo ha servito, con conseguente obbligo di risarcire i commensali per il danno.
In primo luogo è bene precisare che il dovere del ristoratore di risarcire il danno al cliente nasce dall’accertamento di una duplice responsabilità: contrattuale ed extracontrattuale.
I due tipi di responsabilità sono diversi soprattutto per quanto attiene il profilo dell'onere della prova ed in particolare la sua ripartizione tra cliente e ristoratore.
Quando il cliente ordina una portata, conclude un contratto di ristorazione con il gestore dell’attività che obbliga quest’ultimo a consegnare prodotti conformi ai parametri sanciti dall’art. 129 del Codice del Consumo.
Qualora il bene non sia conforme, il consumatore ha diritto al ripristino della conformità mediante la sostituzione o la riduzione del prezzo. In alternativa ha diritto alla risoluzione del contratto.
In questi casi, a norma degli artt. 2697 e 1218 c.c., al cliente sarà sufficiente dimostrare l'esistenza del contratto, allegando l’inadempimento del ristoratore, il quale sarà tenuto a fornire la prova che l’inadempimento è stato determinato da impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile.
La responsabilità extracontrattuale, invece, ai sensi dell’art. 2043 c.c., richiede che ai fini del risarcimento del danno il cliente debba fornire prove dirette a dimostrare che il cibo consumato in quel ristorante è stato causa del malore perché, ad esempio, il gestore è stato negligente o imprudente nell’osservare le regole di conservazione dei prodotti, o perché li ha volutamente serviti alterati.
In ogni caso è bene sapere che se si accusano malori dopo aver consumato al ristorante si deve conservare lo scontrino fiscale, recarsi immediatamente al pronto soccorso e, dopo la visita e le cure, chiedere il rilascio del referto medico.
Molto utile, anche se non sempre possibile, sarebbe dotarsi di un campione del prodotto per farlo analizzare.
Il consumatore dovrà convenire in giudizio il ristoratore, il quale, per dimostrare la propria estraneità ai fatti, dovrà verificare che gli ingredienti contestati non fossero scaduti o mal conservati e avvalersi di una consulenza medica per accertare se il malore sia stato causato da un’allergia o una patologia occultata dal cliente.
E' stato questo il caso di una signora padovana rimasta intossicata dopo aver mangiato ostriche crude in un noto ristorante. Mentre gli altri commensali venivano tutti colti da dissenteria, la donna ha iniziato ad accusare sintomi più gravi fino alla diagnosi di una malattia rara collegata al consumo dei crudi marini.
La Signora ha, dunque, promosso un’azione legale in danno del ristorante nel corso della quale è emerso che il ristoratore aveva servito ostriche crude avanzate dalla sera precedente, prive peraltro dei certificati di provenienza.
Il Tribunale di Padova, dunque, ha condannato il ristorante a risarcire la somma di ben 460.303,39 euro.
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